2004-05: Tutto in sei minuti
© foto di Alberto Fornasari
L’estate del 2004, con l’Europeo giocato in casa che avrebbe dovuto consacrare il calcio portoghese, ha invece vissuto il trionfo del catenaccio, col sorprendente successo della Grecia. Un cattivo presagio per un calcio che fatica sempre più a regalare spettacolo. In casa nostra il 2004 è l’anno del Milan, che torna padrone d’Italia dopo cinque anni nell’ultimo torneo a 18 squadre, prima dell’allargamento a 20 destinato a scatenare molte polemiche. Le protagoniste dei preliminari sono Juventus e Inter. Entrambe, dopo aver faticato all’andata, dilagano al ritorno vincendo per 4-1 rispettivamente in casa degli svedesi del Djurgården e contro il Basilea. Le uniche due sorprese di questo turno sono le eliminazioni dei Rangers, contro gli emergenti russi del CSKA Mosca, e del Benfica contro l’Anderlecht. Tutto semplice invece per Real Madrid, Manchester United, PSV, Deportivo e Monaco, col Liverpool che passa pur rischiando la beffa ad Anfield contro il Grazer AK.
Il calcio italiano perde subito un pezzo al primo turno. È la Roma che, affidata alla vecchia gloria Rudi Völler dopo l’improvviso abbandono di Prandelli, chiude mestamente ultima con un solo punto, conquistato contro il Leverkusen quando la guida tecnica è già passata a Delneri. I tedeschi vincono comunque il girone davanti al Real Madrid, mentre la Dinamo Kiev è ripescata in Coppa Uefa. Viaggiano spedite, invece, Milan, Juventus e Inter, tutte prime. I rossoneri precedono il Barcellona, lasciando le briciole a Shakhtar e Celtic. La Juventus, affidatasi a Capello in estate, lascia un solo punto all’ultima giornata al Maccabi Tel Aviv, dopo aver dominato nettamente contro Bayern Monaco, che la segue, e Ajax. L’Inter, che ha Mancini come nuovo allenatore, precede il Werder Brema, mentre il Valencia conferma il suo declino accontentandosi del terzo posto davanti al materasso Anderlecht. L’unica mezza sorpresa degli altri gironi è il fallimento del Deportivo La Coruña, finito ultimo dietro a Monaco, Liverpool e Olympiakos. Brillano invece il Lione e il Manchester United, l’Arsenal e il PSV, il Chelsea e il Porto, curiosamente uno contro l’altro per acuire il rimpianto dei tifosi portoghesi nei confronti del loro ex tecnico. I Dragoni, comunque, pur essendo meno competitivi di dodici mesi prima, riescono a passare agli ottavi davanti al CSKA Mosca, che ripescato in Coppa Uefa andrà poi a vincerla.
Al momento del sorteggio degli ottavi di finale non abbondano i sorrisi, tra i tifosi italiani, ma il campo premia in tutte e tre le occasioni le nostre squadre, opposte ad avversari di livello. L’Inter fa fuori i campioni in carica del Porto, chiudendo sull’1-1 l’andata e poi travolgendoli al ritorno con un Adriano in formato gigante, a segno tre volte. La Juventus soffre al Bernabeu contro il Real, perdendo di misura, ma al ritorno Trezeguet porta tutti ai supplementari, dove Zalayeta si conferma ammazza-grandi a cinque minuti dai calci di rigore. Chi soffre meno è il Milan, pur se opposto al Manchester United. All’Old Trafford Crespo firma la storica affermazione rossonera ed è lo stesso Valdanito ad andare a segno anche a San Siro, replicando l’1-0. Sugli altri campi dilagano Liverpool e Lione, contro le due tedesche Bayer Leverkusen e Werder Brema, mentre il PSV elimina l’altra protagonista dell’ultima finale, il Monaco. La Germania resta rappresentata dal Bayern Monaco, che resiste al ritorno dell’Arsenal ad Highbury dopo la vittoria casalinga, mentre dopo il match clou degli ottavi sparisce la Spagna. Mourinho si conferma a suo agio nelle coppe eliminando col suo Chelsea il Barcellona, al termine di due gare spettacolari. I Blues si fanno rimontare al Camp Nou, perdendo per 2-1, ma sono capaci di ribaltare il risultato sul loro terreno chiudendo sul 4-2, con la rete decisiva di Terry ad un quarto d’ora dal termine.
Con i quarti di finale il contingente italiano si riduce al solo Milan, che fa suo il nuovo derby con l’Inter stavolta senza alcun problema. Dopo la vittoria per 2-0 in casa, i rossoneri stanno conducendo anche al ritorno, quando si scatena la contestazione dei tifosi interisti. A farne le spese è Dida, colpito da un fumogeno, tanto che l’arbitro decide per la sospensione sancendo così la vittoria milanista a tavolino. Con l’Inter esce anche la Juventus, fermatasi sul più bello contro il Liverpool. All’Old Trafford Cannavaro tiene in corsa i suoi segnando una rete importante nella sconfitta per 2-1, ma al Delle Alpi la difesa impostata dal tecnico dei Reds, Benitez, regge all’attacco a dir la verità poco lucido dei bianconeri. Grande equilibrio nella sfida tra PSV e Lione, con i francesi che sognano il colpaccio, ma vengono raggiunti e costretti ai calci di rigore. Per una volta gli olandesi sono più precisi e dopo gli errori di Abidal ed Essien è Van Bommel a riportare il club della Philips in semifinale. Regala ancora spettacolo il Chelsea, stavolta contro il Bayern Monaco. A Stamford Bridge Lampard e Drogba sono inarrestabili, ma Ballack tiene in corsa i bavaresi firmando nel recupero la rete del 2-4. I sogni di rimonta del Bayern vengono ancora una volta frenati dalla coppia di fuoriclasse dei Blues. Alla fine a Monaco il punteggio è di 3-2, ma la rete della vittoria di Scholl arriva solo al quinto minuto di recupero.
In semifinale un Milan che pare ormai lanciato chiude l’andata col PSV sul 2-0. Il discorso sembra chiuso, ma la squadra allenata da Hiddink ha mille vite e azzera lo svantaggio in poco più di un tempo. In pieno recupero è Ambrosini a regalare la finale ad Ancelotti e il sigillo finale di Cocu serve solo a rendere incandescenti anche gli ultimi secondi. Dall’altra parte si gioca un inedito derby inglese tra Liverpool e Chelsea. I Reds rappresentano la tradizione, ma è il Chelsea ad essere favorito dall’alto di un campionato dominato dall’inizio alla fine. A Londra finisce a reti bianche, mentre ad Anfield il risultato si decide subito, quando Luis García porta avanti i padroni di casa dopo quattro minuti, nonostante le proteste degli avversari per i quali il pallone non aveva superato del tutto la linea di porta.
Il Liverpool torna dunque in finale a 20 anni dalla tragica notte dell’Heysel. Ancora una volta, di fronte, una squadra italiana, quel Milan che in questi due decenni ha fatto sua la Coppa per ben quattro volte. Il tecnico spagnolo Rafa Benitez, che in patria ha saputo portare il Valencia alla vittoria del campionato, si affida ad un undici privo di stelle. Se si eccettua il capitano Gerrard, anima della squadra, gli unici altri giocatori di rilievo sono il regista Xabi Alonso, il trequartista australiano Kewell e l’esterno sinistro Riise. Di contro, Ancelotti può contare su sette undicesimi della squadra campione due anni prima, con l’aggiunta di Stam e Cafu in difesa, di Crespo in attacco e dell’emergente brasiliano Kakà sulla trequarti. A sorprendere maggiormente è l’assenza di Inzaghi, mandato addirittura in tribuna. L’assenza di Super Pippo non sembra comunque poter cambiare l’equilibrio di forze in campo. La finale numero cinquanta della competizione vede Il Milan come grande favorito e i fatti sembrano confermarlo fin da subito. Non passa nemmeno un minuto, infatti che, su calcio di punizione battuto da Pirlo sulla destra, interviene Paolo Maldini e insacca alle spalle di Dudek, segnando il gol più veloce nella storia delle finali. A rendere la strada milanista una comoda discesa ci pensa poi Crespo, con una doppietta in contropiede negli ultimi cinque minuti prima dell’intervallo. Con le squadre negli spogliatoi e la gara apparentemente chiusa, però, nello stadio di Istanbul si sentono solo i cori dei tifosi inglesi, vogliosi di dimostrare ai loro giocatori che comunque vada per loro sarà stato un successo.
Sarà questo, sarà l’appagamento del Milan, sarà la fortuna, fatto sta che nella ripresa, nel giro di sei minuti, il mondo si capovolge come forse solo nel 1999 a Barcellona era successo. Al nono minuto è proprio Gerrard a suonare la carica deviando di testa un cross da sinistra di Riise. Tocca poi al ceco Smicer, due minuti dopo, fulminare Dida con un destro da fuori area. Infine, su calcio di rigore procurato ancora da Gerrard, Xabi Alonso si fa respingere la conclusione dal portiere brasiliano ma è il più lesto a ribadire in rete. Il pareggio è cosa fatta, ma con le energie che vanno scemando è nuovamente il maggior tasso tecnico del Milan a venire fuori, tanto che Shevchenko va vicino al nuovo vantaggio prima di vedersi respingere due volte da Dudek altrettante conclusioni a colpo sicuro. La sorte, con le fattezze del portiere polacco, sembra aver emesso il suo verdetto, ma attende i calci di rigore per renderlo ufficiale. Ed è ancora Dudek a ergersi a protagonista assoluto. Inizia infatti una serie di balletti che imitano in parte il suo predecessore nei Reds degli anni Ottanta, Grobbelaar. Balletti che riescono a distrarre sia Serginho, che spara alle stelle, che Pirlo, il cui tiro viene respinto. Non sbagliano invece Hamann e Djibril Cissé. Nelle successive due serie sbaglia solo Riise, riaprendo i giochi, e a quel punto tocca andare sul dischetto a Shevchenko. L’ucraino, che due anni prima ha firmato il trionfo, stavolta deve segnare per tenere viva la propria squadra, ma finisce per essere la terza vittima di Dudek, con un tiro centrale facilmente preda del portiere. Il Liverpool torna campione d’Europa a 21 anni di distanza dalla notte dell’Olimpico e lo fa nella maniera più rocambolesca possibile. Al Milan resta tanta voglia di rivincita che conserverà non per molto.
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